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Don Cocchi

Don Cocchi


Molti sono i druentini che, nel corso della storia secolare della comunità meriterebbero un cenno di rilievo per aver contribuito a darvi lustro, ma su uno in particolare questa guida ha il dovere di soffermarsi e a pieno diritto può parlare di un druentino celebre: don Giovanni Cocchi. Nacque in Druento il 2 luglio 1813 da una famiglia di poveri contadini. Visse a Druento solo
gli anni della giovinezza, poi si trasferì a Torino dove venne ordinato sacerdote nel 1836. Fin da giovanissimo espresse una grande bontà verso poveri e abbandonati e proprio ai più piccoli, quei ragazzi torinesi un po’ sbandati e senza lavoro, dedicò tutte le sue forze. Vulcanico nelle sue imprese, aprì un oratorio ancor prima di Don Bosco, “inventò” la prima colonia agricola in
Piemonte a Moncucco, a cui ne seguirono altre sparse in Italia, a Palermo, Perugia, Assisi, Todi, e infine a Bruere di Rivoli. Fondò, inoltre, i riformatori di Chieri e di Borgomanero, dove arrivavano ragazzi usciti di prigione da Torino e da altre parti d’Italia. Ma l’opera forse più importante, chiamata all’inizio Opera dell’Associazione di Carità a pro dei poveri orfani e abbandonati è L’Opera degli Artigianelli di cui nel 1866 venne eletto Rettore il Beato Leonardo Murialdo.

Il motto di Don Cocchi era “fare e tacere” per cui le sue opere raramente vengono a lui collegate. In vita egli soffrì l’indifferenza e l’ingratitudine; la sua generosità portata all’estremo, male si legava a problemi organizzativi e finanziari, per cui le ristrettezze economiche in cui versavano dopo un po’ quasi tutte le sue realizzazioni lo portarono a vivere 36 anni di rilevanti difficoltà. Si spense nel “suo” Collegio degli Artigianelli a Torino nella notte di Natale del 1895. Druento lo ricorda dedicando a lui la via in cui nacque e con una lapide nel cortile della vecchia scuola, in via al Castello, posata dai suoi Artigianelli.